Questo sito utilizza i cookie per migliorare servizi e esperienza dei lettori. Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Submit to DeliciousSubmit to DiggSubmit to FacebookSubmit to Google BookmarksSubmit to StumbleuponSubmit to TechnoratiSubmit to TwitterSubmit to LinkedIn

Intervista a cura di Nicola Salerno

apuzzoErnesto Apuzzo, centravanti classe 1956 nativo di Pimonte, centro nei pressi di Gragnano e Castellammare di Stabia, una presenza in massima serie con la Lazio nel 1978 dopo due anni con la Primavera dei capitolini, due stagioni in B con Como e Foggia e tanta serie C. Al Matera giocò in serie C2 dal 1982 al 1984 con un bottino personale di 10 reti con la maglia biancazzurra.

Hai calcato il terreno di gioco del XXI Settembre in un periodo particolarmente delicato, con un ambiente deluso per la doppia retrocessione dalla serie B alla C2. Cosa ricordi maggiormente di quel biennio?

ernesto apuzzoEffettivamente l'ambiente calcistico materano in quel periodo era molto scosso dalla doppia retrocessione dopo il sogno della serie B, mi è rimasto particolarmente impresso vedere nei momenti negativi i tifosi seduti a sgranocchiare i classici semi quasi mostrando disinteresse verso la squadra in campo; sono solito ricordare questa immagine per dire che quando le cose in campo non vanno, fa più male avvertire il disinteresse dei propri tifosi piuttosto che una contestazione. Arrivai a Matera chiamato da mister Chiricallo (già suo allenatore alla Juve Stabia, ndr) ed il primo anno ci salvammo solo alla fine. Il secondo anno, con Giannattasio in panchina, partimmo bene ma poi ci perdemmo strada facendo, complice anche qualche battibecco nello spogliatoio. Non avevo una media realizzativa importante, ma ritengo di aver fatto due buoni anni, in linea con le aspettative della società ed il livello della squadra; peraltro pur non essendo stati due campionati brillanti, perlomeno non abbiamo collezionato un'altra retrocessione, mantenendo la categoria in un momento difficile. Ricordo con piacere diversi compagni di squadra, da De Canio, a Pierobon, Pavese, Piochi, i baresi Cannone, Di Venere, la buonanima di Onofrio Chiricallo, e La Palma rimasto mio grande amico a distanza di tanti anni. Ricordo con grande piacere anche il senatore Salerno, e suo figlio Nicola con il quale ho lavorato a Messina diversi anni dopo. Mi ero sposato da poco, era nato da pochi mesi mio figlio Matteo (anch'egli calciatore, portiere che affrontò da avversario il Matera due anni fa nella memorabile trasferta di Vico Equense, ndr) e così la vita era una piacevole vita di famiglia e gruppo, casa e allenamenti. Voglio ritornare a Matera, città oggi sulla cresta dell'onda grazie alla nomina a capitale europea della cultura.

La tua è una lunga carriera che ti ha visto giocare in diverse categorie ed anche come allenatore puoi vantare diverse esperienze di rilievo, tra cui Messina in B al fianco di Arrigoni e due anni alla guida della Primavera del Napoli alla caccia di talenti (uno su tutti Lorenzo Insigne). Quali sono state le annate che ricordi con maggior piacere e di cosa ti occupi oggi nel mondo del calcio?

apuzzo la palma sassanelli  
Apuzzo, La Palma e Sassanelli nel 1983  

Da calciatore ricordo senz'altro con piacere i successi con la Primavera della Lazio, la finale del Viareggio e la vittoria dello scudetto Primavera nel 1976, l'esordio in prima squadra in serie A nel 1978, gli anni della mia gioventù a Roma, e le esperienze tra i cadetti prima a Como e poi Foggia, dove misi a segno quattro reti in 18 gare. In seguito ho militato per diversi anni tra la serie C1 e la C2. Anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo ho avuto diverse soddisfazioni, dall'anno a Messina in B insieme a Nicola ai due anni con la Primavera del Napoli. Da quella squadra, oltre al già ricordato Insigne, sono venuti fuori calciatori come Sepe, Ciano, ed un'altra conoscenza degli sportivi materani come Luca Giannone, calciatore molto talentuoso al quale auguro di cuore il salto di categoria. Ho lavorato anche come osservatore del Chievo ed oggi lavoro con un gruppo di procuratori con sede in Belgio per trovare in giro nuovi talenti giovani. Sono contento di ciò che ho ottenuto dal mondo del calcio, avrei potuto ottenere di più ma anche di meno e pertanto non ho rimpianti, ma soprattutto a parte il lato tecnico ovunque sono stato ho lasciato amici veri che hanno visto in me una persona seria e onesta, e questo è ciò che più conta nella vita. Continuo a fare un lavoro che mi piace e mi dedico alla famiglia, facendo anche il nonno con un meraviglioso nipotino più un altro in arrivo.

Nella Lega Pro odierna troviamo diverse tue vecchie conoscenze: oltre alla Juve Stabia, formazione che affronterà il Matera nel prossimo turno, altre tue ex squadre sono Benevento, Foggia e Messina. Vuoi fare un pronostico per il prosieguo del campionato che si sta rivelando così avvincente?

Penso che la Casertana dopo la pesante sconfitta di Benevento possa aver pregiudicato le sue chances, anche a livello morale. Pure a Foggia la situazione si fa difficile, anche perchè so bene che in piazze come quella foggiana quando le cose non girano l'aria diventa piuttosto pesante. Il Matera dopo le ultime vittorie si è fatto avanti, provando a rientrare nella volata finale. Vedo ancora favorite per la prima posizione Benevento e Lecce, e subito dopo le altre quattro per la corsa play-off. E' un bel campionato perchè la lotta per il primato lo sta rendendo molto interessante, però devo dire che a parte le prime sei il livello sta purtroppo scadendo. Le regole odierne fanno sì che si mandino in campo troppi giovani anche non validi purchè facciano minutaggio, e questo incide sul livello generale del campionato facendolo scendere verso il basso, mentre invece ricordo che ai miei tempi per un giovane non era così facile giocare in prima squadra. L'anno del mio esordio in C con la Juve Stabia, il 1973-74, ero tra i più giovani del girone, infatti oltre a me che ero del 1956 c'era Altobelli (1955) nel Latina e pochi altri; proprio in una delle mie prime gare giocai appena diciassettenne contro il Matera e dopo pochi minuti dall'ingresso in campo presi uno schiaffo in faccia dal mio marcatore, tanto per far capire a me ragazzino che aria tirava in campo. Insomma la gavetta era dura, e per diventare titolari bisognava sudare per davvero.