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Intervista a cura di Nicola Salerno

antonio cataldiTonino Cataldi, uno dei tanti giovani materani che hanno coronato il sogno di indossare la maglia della squadra della propria città, dopo la trafila nelle giovanili della Gianni Rivera militò per tre anni nel Matera, dal 1971 al 1974, con un totale di 50 presenze in serie C nella città natia.

Risalendo ai tuoi esordi calcistici ti troviamo nelle foto delle squadre giovanili Allievi della Gianni Rivera al fianco di un altro ragazzo che si affacciava sulla scena calcistica, Franco Selvaggi, con cui siete stati compagni di squadra prima e cognati poi. Cosa ti ha insegnato l'esperienza in quel vivaio di giovani talenti locali?

Quella con la Gianni Rivera è stata un'esperienza molto significativa; abbiamo cominciato con ragazzi dello stesso quartiere, poi in squadre inter-rionali, con tanti coetanei aventi la stessa passione. Era un'organizzazione familiare, che mi ha aiutato ad affacciarmi presto nel mondo del calcio. A sedici anni infatti passai a giocare con i più grandi nei dilettanti pugliesi, a Laterza, dove restai per due stagioni; nel secondo anno fui convocato nella Rappresentativa pugliese di Promozione, e per me fu una grossa soddisfazione (in Puglia c'erano due gironi molto agguerriti in Promozione, all'epoca massimo campionato regionale) ed inoltre fu un fattore determinante per il successivo trasferimento al Matera.

Nel 1971 ci fu il gran balzo in serie C alla corte del Matera di mister Chiricallo. Cosa ha rappresentato per te indossare la casacca biancazzurra?

  cataldi g rivera 1969
  Un giovane Cataldi con gli Allievi della Gianni Rivera nel 1969

Passare a soli diciotto anni nella squadra della propria città è stato importante ed emozionante. Già il semplice sedersi ad un tavolino con il senatore Salerno per firmare un contratto fu, per un ragazzo come me, parecchio impegnativo; quando mi chiese quanto io volessi gli risposi "Faccia lei, presidente", ed effettivamente facemmo un contratto a importo minimo, tanto che il primo premio partita che ricevetti era addirittura superiore all'ingaggio. Ma non importava, per il Matera avrei giocato pure gratis: le emozioni più grandi sono quelle di giocare a diciotto anni per la propria città, per giunta in una società sana, straordinaria anche sotto l'aspetto umano. Ricordo l'indimenticato Stefano Mele, straordinario come braccio destro del presidente, e per me come un secondo padre, sempre con il consiglio giusto per un giovane alle prime armi. E ricordo come lo stesso presidente Salerno ci metteva sempre a nostro agio, stava in panchina con noi; al mio debutto in campionato in casa ero teso perchè quella domenica rientravano i cosiddetti senatori in squadra, ma fui confermato titolare (giocando al posto di Buccione), il presidente entrò nello spogliatoio, mi mise una mano sulla spalla e mi incoraggiò: "Vai Tonino non ti preoccupare", queste furono le sue parole bonarie. Avevo esordito la domenica precedente a Cosenza, in un San Vito pieno, a fianco di giocatori del calibro di Veneranda, Mayer, Loprieno, e pareggiammo per 0-0 malgrado l'espulsione di Mayer; fu quasi come una vittoria. L'anno successivo andai a svolgere il servizio militare insieme a Gambini alla Compagnia Atleti della Cecchignola a Roma, dove c'erano anche calciatori di serie A come Graziani, Bordon, Oriali; a novembre andai in prestito al Sora ed a fine campionato tornai al Matera, riuscendo anche a giocare qualche partita prima della fine del campionato. Il terzo anno a Matera giocai da titolare con Veneranda in panchina; lui mi vedeva bene, non tiravo indietro la gamba e questo a lui piaceva, e così disputai un buon campionato. In conclusione, tirando le somme, giocare nel Matera è stata per me una grande emozione, non solo perchè sono materano ma perchè quella squadra e quella società facevano innamorare anche molti calciatori venuti da fuori; faccio l'esempio di Lilla, mio compagno di squadra, che quando è tornato nella nostra città lo ha fatto sempre da tifoso del Matera, legatissimo alla nostra città ed ai nostri colori.

Dopo Matera sei approdato nell'altro capoluogo della Basilicata, vincendo con i rossoblu un campionato di serie D e giocando contro la Juve Stabia l'ultima e decisiva gara di campionato in campo neutro a Matera, quasi uno spareggio terminato in parità. Come si viveva negli anni settanta il dualismo e la rivalità tra Matera e Potenza?

1971-72 veneranda mayer cataldi  
Da sinistra: Veneranda, Mayer e Cataldi in una foto del 1971-72  

Nel 1974 Veneranda andò ad allenare il Palermo, sembrava che volesse portare me e Gambini ma poi non se ne fece più nulla; così a Potenza, dove era rientrato in società Nino Somma e stavano allestendo uno squadrone per tornare in serie C, ci fu uno scambio di giocatori con il Matera. Io e Peppino Campagna fummo ceduti al Potenza e il Matera prese l'intero cartellino di Foresti che era in comproprietà con i rossoblu. Non ho percepito alcuna rivalità tra le due tifoserie, io e Campagna non siamo mai stati contestati, inoltre a Potenza si giocò anche un'amichevole tra il Napoli ed una formazione mista Potenza-Matera senza alcun problema, ed infine quando giocammo la partita in campo neutro a Matera contro la Juve Stabia i tifosi materani non si schierarono contro il Potenza, anzi ci accolsero pure con simpatia forse grazie anche al fatto che c'eravamo io e Campagna. Il campanilismo tra le due città è nato negli anni ottanta, quando le tifoserie si sono organizzate, all'epoca invece il tifo era molto più spontaneo. Fu un anno molto positivo, culminato con la promozione in serie C dopo lo spareggio giocato a Bari, ma l'anno successivo fu da dimenticare e si concluse con una retrocessione. Terminata l'esperienza potentina ho giocato con la Puteolana, dove per tre anni abbiamo tentato di vincere il campionato di serie D senza successo, poi a Monopoli dove invece ho vinto la serie D grazie ad uno spareggio disputato a Campobasso, terminato in parità e deciso dal sorteggio della monetina, ed infine i campionati minori. Un anno ad Altamura in Promozione pugliese, poi a Ginosa dove vincemmo il campionato di Promozione e tornai a giocare nell'Interregionale con Busilacchi allenatore, con un'immediata retrocessione però nell'anno seguente, e sempre con Busilacchi a Genzano che aveva vinto la Promozione lucana ed era stata promossa in Interregionale.

Terminiamo con il presente ed un commento sulle attuali vicende del Matera Calcio.

Non possiamo che parlar bene di questo Matera, ci sta entusiasmando e ci sta facendo fare belle figure, è una squadra forte e consapevole di essere forte. A Messina domenica scorsa la gara non era facile, l'allenatore dei giallorossi aveva impostato la partita per non perdere e difendersi ed il campo era in pessime condizioni, dunque anche il pareggio è un buon risultato. Se la squadra continua a mantenere questo assetto, se anche un giocatore come Papini recupera dall'infortunio ai suoi livelli dell'anno scorso dando ulteriore forza al centrocampo, si può davvero dire la nostra e giocarcela fino alla fine. Il Lecce come il Matera ha un ottimo allenatore, che qui abbiamo conosciuto molto bene lo scorso anno quando ha mantenuto la calma in un momento difficile e dopo qualche domenica ha trasformato la squadra; ma l'organico e il gioco del Matera non sono inferiori a nessuna delle dirette avversarie e possono realmente farci sognare.