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Intervista a cura di Sandro Veglia

salvatore ciulloPer la nostra rubrica delle interviste agli ex calciatori indimenticati del Matera, questa settimana abbiamo intervistato Salvatore Ciullo, attaccante salentino che ha vestito la maglia biancazzurra per tre anni dal 1990 al 1993.

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  Giovani calciatori del vivaio del Lecce: Garzya, Conte, Monaco (vice-allenatore del Matera nel 2010), Moriero, Petrachi e Ciullo

Salvatore, raccontaci la tua carriera partendo dagli esordi.

Ho cominciato a giocare a calcio nel Lecce, da quando avevo 14 anni, in tutte le categorie, fino ad esordire in serie B nell'85/86 collezionando un paio di presenze, e nell'86/87 collezionando 6 presenze, l'anno in cui siamo saliti in serie A. Nell'87/88 il Lecce mi ha ceduto in prestito in C/2 al Nola, dove ho siglato 6 reti nel corso della stagione, giocando da titolare. Le stagioni 88/89 e 89/90 mi rivedono nella rosa del Lecce in serie A, senza mai scendere in campo. Così, nel mercato di riparazione di dicembre dell'89/90, fui ceduto in prestito al Matino in serie D.

Ci avviciniamo, dunque, al tuo arrivo a Matera?

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Non fu facile: a giugno 1990 tornai a Lecce, perchè ero ancora di proprietà della società giallorossa. Ero stato contattato personalmente già da Pasquino, l'allenatore del Matera e da Mimmo Donato, il direttore sportivo, i quali volevano portarmi a Matera subito. Di mezzo, però, c'era il Lecce, e soprattutto il ruolo che io avrei dovuto avere nel Matera. Sapevo che Pasquino giocava di solito ad una sola punta (e il Matera aveva Ristic!), per cui di fronte a questo un po' di dubbi ne avevo. Le parole di Pasquino per portarmi a Matera mi rassicuravano, ma allo stesso tempo nutrivo degli interrogativi sul mio impiego nel corso di tutto il campionato, che sapevo era a vincere. La mattina successiva alla partita Massafra-Matera di quel campionato, a cui io avevo assistito dalla tribuna, vidi piombare a casa mia Marcello Pasquino e Salvatore Bellomo, allora dirigente di mercato del Matera, con il contratto in mano da farmi firmare. Non esitai: da quel momento la mia felicità fu tanta per poter giocare nella squadra di una città ricca di storia e cultura, un po' come Lecce, tra l'altro. A contratto firmato, Pasquino aggiunse testualmente: "dovrai giocare come ti dirò io: da terzino, da centrocampista, da interditore, e da attaccante". Ripeto, sapevo che per il suo modo di giocare l'attacco era ad una sola punta, con Ristic intoccabile.

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  Ciullo festeggia insieme a Ristic

Da qui, Salvatore, tre anni splendidi a Matera?

Beh, inutile dire che il 90/91 è quello che mi rimarrà a vita impresso nella mente perchè vincemmo il campionato con un gruppo a dir poco fantastico. Eravamo tutti dei grandi amici, c'era tantissimo rispetto tra noi e l'amicizia era un valore vero. Dividevamo campo e casa tutti insieme. Poi, la città di Matera ci ha trattato sempre bene: la gente, i tifosi, lo stadio sempre pieno. Un ricordo davvero indelebile. Poi la vittoria dello spareggio con il Gangi dove, forti del 2 a 0 per noi nella partita di andata, nella gara di ritorno mi accomodai in panchina. Per ogni decisione presa da mister Pasquino non c'era mai nessuno che obiettava, segnale forte di quello che era il gruppo.

A Matera sei rimasto anche nei due anni successivi, in C/2.

Sì e molto volentieri, naturalmente. L'anno della promozione in C/2 ho collezionato 24 presenze, siglando 3 reti, il primo anno di C/2, 21 presenze e nessun gol, il 92/93 31 presenze con 3 reti.

Nel 92/93 perdemmo la possibilità di vincere il campionato insieme alla Juve Stabia, uscendo sconfitti a Molfetta nell'ultima partita. Che ricordo ci trasmetti di quel campionato?

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Ciullo insieme a Piero Caputo  

Innanzitutto, Pasquino andò via e arrivò in panchina Dibenedetto che voi tutti conoscete bene. In quella stagione cominciarono i problemi economici della società. Arrivammo addirittura ad avanzare 5-6 mensilità, ma mai nessuno si è tirato indietro in campo. Eravamo un gruppo già collaudato sia in campo che fuori. La società, nonostante i problemi economici, ci stava vicino. Ricordo addirittura Carlo Marinaro, il vice presidente, che di tasca sua metteva dei premi partita in caso di vittoria di alcune gare. Lo ricordo con tanto affetto e stima, come anche il presidente Mario Salerno. A Molfetta, nell'ultima gara di campionato, sinceramente non ci aspettavamo una squadra di casa, salva da più giornate, così agguerrita nei nostri confronti. In quella partita non c'erano Piero Caputo e Gigliotti, giocatori fondamentali di quel Matera. Perdemmo 2 a 1 anche se non giocammo male: perdemmo le staffe un po' tutti, me compreso, che da sostituito inveii contro tutto e tutti per il risultato che non arrivava.

Un finale di campionato amaro, ma dopo due mesi tornò il sereno con il ripescaggio in C/1.

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  Dopo alcuni anni si ricompone il tridente biancazzurro del 1990-91: Caputo, Ciullo, Ristic

Infatti, arriviamo al 93/94, l'anno della C/1: la squadra dell'anno precedente aveva fatto benissimo, ma a Matera rimasero solo il portiere Antonio Bruno e Alessandro De Solda, gli unici superstiti di un gruppo fantastico. Come mai? Beh, qui qualcuno ha delle responsabilità. A fine giugno, nella sede del Matera, Dibenedetto mi disse: "Nano (lui mi chiamava così!), sei l'unico giocatore riconfermato dello scorso anno". Non la presi bene, perchè inizialmente le intenzioni di mister e società erano quelle che tutto il gruppo dell'anno prima sarebbe stato riconfermato, e molti miei compagni di squadra, forti di questo, avevano rifiutato altre chiamate, proprio per rimanere a Matera. Non potevo non informare i miei compagni di questo e avvertii loro delle intenzioni di mister e società, che non ci sarebbe stata per loro riconferma. I malumori arrivarono subito a Dibenedetto a cui bastò poco per capire che ero stato io a informare i compagni, per cui, diciamo per punizione, rimasi a Matera senza mai vedere il campo nè da giocatore nè dalla panchina. Restai quindi nella rosa fino a dicembre, quando Franco Tafuni, entrato nel Matera come direttore generale, mi comunicò che avrei dovuto firmargli la liberatoria per svincolarmi. E così finì la mia avventura nel Matera: a gennaio andai a giocare in Sicilia nel Gela, in Interregionale. Ho concluso nel Taurisano la mia carriera da calciatore nel 2001, ricoprendo sempre in quell'anno a Taurisano anche il ruolo di allenatore.

Anche nella tua carriera da allenatore hai una bella esperienza.

Sì, finora ho allenato una decina di squadre: Taurisano, Nardò, Tricase, Locorotondo, Lavello, Brindisi e poi in serie C il Martina, la Juve Stabia, il Taranto e il Melfi.

Manca il Matera?

Magari: in passato sono stato vicino a venire ad allenare il Matera, ma non per colpa mia, non se ne fece più niente. Diciamo che se avessi un sogno nel cassetto, sarebbe quello di venire ad allenare il Matera e meglio ancora di vincere il campionato.

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Da allenatore del Martina, Ciullo saluta i suoi vecchi tifosi materani al XXI Settembre-Franco Salerno  

Di cosa ti occupi oggi?

Il calcio è la mia professione, sono in continuo aggiornamento con i corsi di allenatore a Coverciano, seguo molto le partite sia in tv che dal vivo. Ho seguito da vicino il Parma in quanto stimo molto il suo allenatore Roberto D'Aversa, mi piace come sia arrivato ad allenare ad alti livelli partendo dalla gavetta e come fa giocare il suo Parma. Il calcio oggi è cambiato tanto da quando facevo il calciatore io. Non basta una buona carriera da calciatore e una ottima preparazione ai corsi di formazione: oggi per fare l'allenatore hai bisogno anche di altro, fuori dagli schemi. Io sono sempre alla finestra, aspettando una chiamata. Di sicuro mi farò trovare pronto per dare sempre il massimo come ho dato da calciatore.

Infine un pensiero sul Matera di quest'anno?

Se non avesse avuto le penalizzazioni, frutto di una precedente cattiva gesione societaria, con questa squadra non avrebbe avuto problemi a salvarsi. Ho visto che c'è stata anche una riduzione della penalizzazione, segno che la nuova società si sta impegnando molto e ci tiene a mantenere la categoria. Io sono fiducioso nella salvezza del Matera, anche senza playout, ma deve dare un minimo di continuità ai risultati. La fiducia nei propri mezzi poi, viene da sè.

E quindi in conclusione?

E quindi, riavvicinarmi a Matera con questa intervista mi commuove e mi fa risvegliare tanti ricordi e tanta nostalgia. Vorrò dare ancora qualcosa a questa splendida città e a questa società ricca di storia calcistica. Saluto tutti, ad uno ad uno i tifosi del Matera che porterò sempre nel mio cuore, e auguro sempre il meglio al Matera Calcio.